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Tratto dal Ciclo: "ARDORI"
NEL LUNARIO
M'innamoravo quando il gong
dirompeva sotto lo sterno
e s'arrovellava la fantasia
di rari cavilli vespertini.
Sì, tutto quel disordine
scemava il fiato addosso
dell'equazione ideale, ricurva
sulle inani moltitudini.
In quel lunario, non fui più
il mio angelo custode,
se non per la brevità
d'un ipocondriaco imbrunire.
Fu il lasso che bastò,
per annegare la solitudine
nel tumulto degli spettri,
poiché da allora, t'amai,
come in una notte fonda.