Tratto dal Ciclo: "ORIZZONTI"

N'GHIEPP' 'O CAVALLAR'

I più indugiavano 

dal chiamarlo

'signor cavallaro',

eppure lui 

era così fiero

di quell'appellativo che, 

talvolta,

gli sembrava 

un'altisonante onorificenza.

Il vecchio n'Ghiepp,

dal soprannome crudele 

per non aver 

mai mancato 

popolane marchiature,

vestito da straccione, 

era in realtà di pari

rango ad un conte 

o un cardinale.

Difatti, 

tutti in paese, 

prima o poi,

ne ebbero bisogno,

anche se, 

come accadeva pure

per il becchino,

nessuno sperava 

di tornare più ad averne.

Da ciò traeva origine 

quel suo

beffardo orgoglio,

che portava sempre 

a spasso fin sotto

il campanile 

di S. Domenico,

adornandosi di cappello 

a falda larga

e bastone di salice ritto.

Ogni compra-vendita, 

un rito d'iniziazione.

Per convincere l'acquirente,

calpestava spesso 

in terra

il nobile 

ma consunto borsalino,

in segno di disprezzo 

verso ogni

disonorevole intenzione.

Una stretta di mano 

duratura,

concludeva l'esito 

felice di ogni atto.

Nel cruciale 

momento finale,

il timore 

per chi comprava,

era che n'Ghiepp 

tirasse fuori

dal magico cilindro

il famigerato 

"cavallo di ritorno",

escamotage tanto temuto

quanto il gioco 

delle tre carte

condotto 

nella bisca clandestina

del tabaccoso bar casertano.

Abile nell'ingrassare cavalli 

e svelto nel lucidarli 

a brusca e striglia,

rinnegava all'ultimo istante 

l'affare quando, 

la lercia e consunta cavezza

posta in capo 

al giocondo cavallo

da poco venduto, 

diveniva,

miserabilmente, 

pomo di discordia

di interminabili litigi.

Nel salutarlo e ringraziarlo 

per l'affannosa

trattativa conclusa,

attenti come scolari 

che annotano appunti 

dal maestro di lettere,

gli astanti ascoltavano 

i preziosi suggerimenti

elargiti dal cavallaro 

per conservar

in gran forma l'animale.

E ciò

 finiva per nobilitargli 

ancor di più

quell'accademica posa.